la coca cola contiene coca?

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    La Coca-Cola è fuorilegge?


    Contiene «sostanze stupefacenti» oppure non le contiene ma è venduta col nome di questa pianta?

    La Coca-Cola® è una delle bevande più diffuse nel mondo. Chi ha avuto occasione di viaggiare l'ha trovata dappertutto: in Germania, in Francia, in Messico, a Manila, ad Honolulu, persino in Lapponia negli igloo. In Italia venne importata insieme alle truppe americane durante la liberazione e in breve, da oscura bibita analcolica divenne una fra le più bevute.
    I motivi sono senza dubbio parecchi: dal leggero gusto al caramello, alla grossa operazione commerciale con campagne pubblicitarie martellanti, agli operatori in «stelle e strisce» che la fecero accettare anche dagli organi predisposti al controllo senza che ci fosse un minimo di indagine sulla composizione della bibita.
    Del resto alle richieste di chiarimento, si rispondeva con la legge n. 441, istituita il 26/2/1963 e firmata da Fanfani, lervolino, Bosco, Tremelloni Trabucchi, Rumor, Colombo e dall'allora presidente della Repubblica Segni, dove all'art. 19 così si legge: «L'autorità sanitaria provinciale, gli ispettorati sanitari, i segretari tecnici e le guardie di sanità devono, salvo gli obblighi che loro incombono per legge, conservare il segreto sui processi di preparazione, produzione e conservazione delle sostanze alimentarie delle bevande, che vengono a loro conoscenza per ragioni d'ufficio, sotto le sanzioni dell'art. 623 del Codice Penale».
    La composizione di questa bevanda rimase quindi nel tempo un «segreto di stato» al punto che gli stessi concessionari ricevono il prodotto-base e si limitano a diluirlo.
    Ricercare i composti che vengono dichiarati è un'impresa ardua visto che sono stampati sui tappi delle bottiglie con caratteri di altezza non superiore ai 2 mm.
    Leggiamo: ACQUA, ZUCCHERO, ACIDO FOSFORICO, ESTRATTI VEGETALI, ESSENZE NATURALI, CAFFEINA. Contiene ANIDRIDE CARBONICA. Colorata con CARAMELLO. AROMI NATURALI.

    image


    Detto questo ne sappiamo quanto prima. E' formata da acido fosforico zuccherato oppure acqua zuccherata col sapore di caffè? Come sempre le quantità di ciascun composto non vengono indicate. La COCA-COLA® ha un elevato tenore calorico (lo affermo per coloro che fanno le cure dimagranti tralasciando i vini e bevendo queste bibite): un bicchiere corrisponde a 40 Kcal. contro i 67 di un bicchiere di cordiale. Il contenuto zuccherino è alquanto elevato: 110 grammi per litro (la Fanta ne contiene addirittura 140 g/litro). Il CARAMELLO (E 150) ottenuto con processi ammoniacali dà il colore alla bibita che apparirebbe grigia come in Olanda dove l'E 150 è vietato. L'acido fosforico è presente in 325 mq/l e il «pizzicorino» viene dalla quantità di anidride carbonica (CO2) presente: 5,4 gr. per litro. Sostanze in grado di smidollare un osso data l'elevato acidità (pH 2,25). Ma c'è di più.
    La COCA-COLA® è «una bibita analcolica gassata» e come tale è regolamentata dal D.P.R. n. 719 dei 19/5/1958. Agli art. 2 e 5 leggiamo che le «bibite vendute col nome di una pianta non avente un frutto a succo debbono essere preparate con sostanze provenienti dalla pianta».
    Questo vuoi dire che allora il nome «COCA-COLA®» deve avere come sostanze essenziali la COCA e la COLA. La COCA (o erytroxilon coca) è una pianta proveniente dalla Bolivia con foglie lanceolate che contengono una droga definita cocaina, classificata nell'elenco delle sostanze stupefacenti del registro della farmacopea statale.
    A questo punto i casi che si presentano sono due e paradossalmente portano alla stessa conclusione. La COCA-COLA® è fuorilegge perché una bevanda che contiene «sostanze stupefacenti» ; oppure la COCA-COLA® è fuorilegge perché non le contiene, ma viene venduta col nome di questa pianta.
    Accettiamo per un attimo questa seconda ipotesi: (anche se pare ormai scontato che COCA-COLA® e aspirina diano gli effetti degli allucinogeni) ci sarebbe da pensare che il nome è stato dato per solleticare l'immaginazione e la fantasia dei consumatore. Si potrebbe dedurne anche che la COLA (o cola acuminata), pianta arborea delle Sterculiacee con frutti a forma di noce contenenti caffeina, non sia presente. Ma in ogni caso fra le sostanze «aggiunte» appare la caffeina, iscritta all'elenco della farmacopea ufficiale ma non iscritta nell'elenco di quelle stesse sostanze la cui vendita è libera.
    E la COCA-COLA® ne contiene 118 mg. per litro: quindi è ancora fuorilegge perché dovrebbe essere venduta in farmacia dietro presentazione della ricetta medica!!
    Dal 1975 la Coca-Cola ha iniziato a imbottigliare il prodotto in America in recipienti di plastica. L'amministrazione federale per cibi e bevande (FDA) è intervenuta in quanto sono state trovate tracce di ACRILNITRILE (ACN), composto presente nella plastica, che può dar luogo a lesioni di tipo cellulare. Come sovente accade pur di risparmiare nei processi industriali, non vengono mai valutati i rischi sanitari.
    Come mai si permette la distribuzione ai giovani di una bevanda contenente caffeina?
    Quali interessi in gioco anche politici esistono per permettere la distribuzione di tale bevendo?
    Carlo Galimberti – tratto da «…e di veleni saziami», Edizioni Celuc
    "La Coca-Cola è stata chiamata così da Frank Robinson, che ne disegnò anche il logo, in quanto originariamente questa bevanda conteneva effettivamente estratti dalle foglie di coca. L'inventore fu il Dr. John Stith Pemberton, farmacista, che nel 1885 sperimentò una nuova composizione che avrebbe potuto vendere come bevanda analcolica e come medicamento. Al posto dell'acqua naturale usò l'acqua addizionata ad anidride carbonica, ed ecco la bevanda che diventerà la Coca - Cola!"



    fonte:Tratto da "La vera storia della Coca-Cola" di Mark Pendergrast edizioni Piemme
    www.disinformazione.it/n.htm
    http://sottovoce360.blogspot.com/2007/09/l...fuorilegge.html

    Edited by ninise - 17/2/2011, 13:26
     
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  2. Klibion
     
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    ahahhahahahahahahahaahhahhahahahhahahhh
    di sicuro tu te la fumi!!!
    La coca-cola contiene coca.......Perchè secondo te sono perchè nel nome c'è il titolo dell pianta non vuol dire che la contenga.......
    La coca cola era anta come sciroppo ai quali sono stati aggiunti aromi naturali e anedride carbonica......
    pensa alle fatine che è meglio
     
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    CITAZIONE
    sono perchè nel nome c'è il titolo dell pianta non vuol dire che la contenga.......La coca cola era antacome sciroppo ai quali sono stati aggiunti aromi naturali e anedride carbonica

    Due righe scritte ben 4 errori!!!
    Prima di criticare gli articoli scritti da altri faresti bene a imparare a scrivere non credi?...;)
    Oh ma forse c'e' una spiegazione...
    Dimmi la verità, non sarai tu che te la fumi per caso? :huh: :o: :o:


     
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  4. Liutern
     
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    ahahah bella ninise
     
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  5. coralt
     
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    COCA-COLA
    LA STORIA NERA DELL’ACQUA NERA





    La compagnia Coca-Cola e alcuni dei suoi dirigenti, a partire da molti anni fa, sono stati accusati di essere immischiati in evasione fiscale, frodi, assassini, torture, minacce e ricatti a lavoratori, sindacalisti, governi e imprese. Sono stati accusati anche di allearsi con eserciti e gruppi paramilitari in America latina. Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani a livello mondiale hanno seguito da vicino questi casi. Da più di cento anni la compagnia Coca-Cola incide sulla realtà dei contadini e indigeni coltivatori di canna comprando o smettendo di comprare lo zucchero di canna per sostituirlo con il fruttosio proveniente dal mais transgenico degli Stati Uniti. Sì, le bibite della marca Coca-Cola sono transgeniche, così come i prodotti di qualsiasi industria che usa fruttosio. Hai mai fatto attenzione agli ingredienti scritti sulle confezioni dei prodotti indistrializzati?

    La Coca-Cola ha anche inciso sulla vita dei produttori di coca; è anche responsabile della mancanza d’acqua in alcuni luoghi o dei cambiamenti nella politica pubblica per privatizzare questo liquido vitale. La Coca-Cola incide sull’economia di molti paesi, sull’industria del vetro e della plastica e sulla produzione di altri componenti della formula. Inoltre, dopo la politica e l’economia, ha agito direttamente nel trasformare le culture tradizionali, da Chamula in Chiapas fino in Giappone o in Cina, passando per la Russia. La Coca-Cola è la bibita più conosciuta del mondo, il prodotto più ampiamente distribuito nel mondo e acquistabile in 232 paesi, molti più di quelli che formano l’ONU. I suoi profitti possono superare il bilancio di molti paesi poveri.

    L’impresa esercita pressioni, estorce e minaccia i piccoli commercianti con contratti di esclusiva. Minaccia la signora del negozietto all’angolo se vuole vendere altri tipi di bibite oltre alla Coca. Succhia grandi quantità di acqua di fonte e si arricchisce a scapito delle terre ejidali, comunali, municipali, federali e quelle dei contadini e degli indigeni. In Chiapas si appropria delle acque dello stato e regala scuole e dipinge campi da basket per mantenersi in buoni rapporti con la popolazione. Ciò nonostante gli indigeni, gli zapatisti e i più “sinistroidi” del mondo bevono moltissima Coca-cola, mentre altri settori della popolazione mondiale stanno portando avanti una resistenza e forme di boicottaggi contro i prodotti delle industrie Coca-Cola. In varie comunità indigene del Chiapas, alcune anche zapatiste, si sono dichiarate zone libere dalla Coca-cola o hanno vietato di consumare i prodotti di questa industria. Però c’è un problema: qual’è l’alternativa se in molte aree rurali non esistono acquedotti e non si trova l’acqua purificata? Arriveremo alle problematiche locali e alle possibili alternative, però prima vediamo qual è la storia di questa impresa transnazionale che è allo stesso tempo la più controversa e la più consumata al mondo.

    PRIMA DELLA COCA-COLA

    La pianta Erythroxylon coca, da dove attualmente si estrae la cocaina, sostanza che produce effetti psicoattivi, si coltivò principalmente nella cordigliera andina (in Sudamerica). Per più di mille anni la foglia di coca è stata usata dalla popolazione indigena della regione, anche se, comparata con la sostanza pura chiamata cocaina, la foglia di coca masticata dagli indigeni produce gli stessi effetti però nell’ordine dell’1%. Per gli Incas del Perù le foglie della pianta avevano una grande importanza rituale e religiosa. Inoltre permettevano loro di sopportare gli estenuanti lavori.

    Venti anni prima che si inventi la Coca-Cola, nel 1860, in Germania, un chimico riuscì ad estrarre dalla foglia di coca peruviana, la cocaina pura. Si chiamava Albert Niemman. E così si dimostrò che gli effetti della foglia provenivano dalla cocaina. Sigmund Freud, nato in Austria allora aveva solo quattro anni. Anni dopo, compiendo studi di medicina, cominciò ad analizzare gli effetti que produceva la cocaina che in seguito venne usata molto come medicina per alleviare l’ansia, la depressione e la dipendenza da morfina. Un medico amico di Freud, Ernst Fleisch, cominciò a prenderla per diminuire il dolore causato dall’amputazione del suo dito pollice e piano piano la sua dipendenza da cocaina crebbe costringendolo ad assumere dosi ogni volta maggiori. Fu uno dei primi casi di psicosi causata dallac ocaina. Più tardi, nel 1905, si scoprì la procaina, utilizzata come anestetico locale simile alla cocaina.

    Gli effetti medicinali della foglia di coca causarono un aumento enorme della sua domanda nel contesto della guerra e della depressione sociale. Durante la seconda metà del secolo XIX si consumò di più in Europa, grazie alle sue relazioni coloniali con il Sudamerica, e in seguito sempre di più anche negli Stati Uniti. Tredici anni prima dell’invenzione della Coca-Cola, nel 1863, il chimico e impresario Angelo Mariani, inventò il “Vino Mariani”. Subito brevettò la sua formula che consisteva nell’estratto della foglia di coca diluita con il vino e immediatamente si trasformò nella bevanda più popolare d’Europa. Curava dolori, dispepsia e altri malanni comuni. Anni dopo, nel 1876, un quacchero di Filadelfia lanciò sul mercato la sua Hires Root Beer, una miscela di bacche e radici selvatiche. Nel frattempo in America Latina e nel Caribe si spargeva molto sangue ed i popoli indigeni si dibattevano nel loro processo di indipendenza dalla colonizzazione europea.

    L’ORIGINE DELLA COCA-COLA

    Correva l’anno 1831 quando nacque a Knoxville, nello stato della Georgia (USA). A diciassette anni già studiava alla Scuola di Medicina Botanica, dello stesso stato. Più tardi, John Pemberton vendeva diversi prodotti medicinali brevettati, tra i quali si trovavano il "Gran Rinvigorante del dott. Sandrof" o "Eureka Oil". Come inventore, impresario, chimico e farmaceutico, Pemberton aveva accesso diretto al mondo delle droghe come la cocaina importata dal Perù, la morfina e la marihuana. Alcune biografie lo descrivono come un medico dell’esercito del sud degli USA “drogato forte” di morfina.

    Nel 1880 Pemberton brevettò ufficialmente un vino di coca molto stimolante ispirato all’invenzione di Angelo Mariani. Successivamente fondò la Pemberton Chemical Company. Inizialmente le sue bevande contenevano un succo alcolico che descriveva come “vino francese di coca, il tonico ideale”. Nel 1886 nella città di Atalanta, l’alcol era al suo apogeo e gli ubriachi cadevano da tutti i lati. L’industrializzazione del paese e le trasformazioni vertiginose dell’economia e degli stili di vita, causarono molti problemi sociali. Si inventarono molti rimedi per alleviare i sintomi della modernità nordamericana. Al dottore quindi conveniva inventare una bevanda non alcolica ma che fosse anche medicinale, con l’estratto di coca importato dal Perù. Aveva 54 anni quando inventò il famoso sciroppo. Secondo alcuni biografi accidentalmente lo sciroppo fu mescolato con acqua carbonata al posto che acqua pura e così si creò la miscela effervescente.

    La bevanda si cominciò a vendere nella città di Atalanta con successo e si pubblicizzò come “un tonico reale per il cervello e per i nervi”. Nello stesso anno la farmacia Jacobs di Atalanta mise in vendita il primo bicchiere di Coca-Cola, bevanda preparata con foglie di coca, noci di cola, caffeina, alcune esenze e alcuni olii. Nel suo primo annuncio uscito sul quotidiano Atalanta Journal il 27 maggio del 1886, la bevanda veniva annunciata come “Deliziosa, rinfrescante, stimolante e rinvigorizzante”. Tuttavia, Frank Robinson, fu chi inventò il logo e il nome “Coca-Cola” usando la combinazione dei suoi ingredienti e fu così pubblicizzata nel 1887, anno in cui si depositò il brevetto. Però non fu registrata la marca.

    All’inizio, per le sue caratteristiche medicinali, la Coca-Cola si vendette per la prima vola nei bar che non vendevano bevande alcoliche e che nella maggior parte dei casi facevano parte delle farmacie dell’epoca. Il prodotto è descritto come una bibita da bar e come un trattamento per curare la tisi. Però John Pemberton non riuscì a sfruttare molto la sua invenzione perché morì il 16 agosto del 1888 a 57 anni. I giornali lo definirono “il più antico farmacista di Atalanta e uno dei suoi cittadini più stimati”. Poco prima della sua morte vendette la sua formula al signor Asa Candler che rapidamente si trasformerà non solo in uno degli uomini più ricchi di Atalanta e degli Stati Uniti, ma in uno dei più ricchi del mondo.

    IL SECONDO PADRONE, L’UOMO PIÙ RICCO

    Sembra che pagò 2.300 dollari per l’impresa, però non è chiaro come acquisì i diritti della Coca-Cola. L’avvocato Price Gilbert che lavorò per Asa Candler, raccontò ad un amico “Se io raccontassi quello che so sugli inizi della Coca-Cola, il mio racconto sarebbe molto compromettente”. Comunque, già nel 1889 Asa Candler è l’unico proprietario della Coca-Cola. La sua ambizione fu terribile. Alla vedova dell’inventore della Coca-Cola, Cliff Pemberton, negò persino una pensione di 50 dollari mensili, quando nello stesso anno Candler annotava che “La domanda dei prodotti ha superato la nostra capacità di offerta (…). Le vendite raggiungono un quantitativo giornaliero di 7.580 litri, dei quali Atlanta riceve 3.790”. Quindi aveva investito in materie prime 22.500 dollari e i guadagni erano molto più considerevoli. Alla fine dell’anno la situazione della compagnia fu così descritta: “poche organizzazioni possono mostrare una situazione così soddisfacente”, segnalando che le vendite avevano superato gli 1.061.200 litri di sciroppo all’anno. “Questo significa che abbiamo venduto 36 milioni di bottiglie Coca-Cola. Abbiamo così un effettivo di 200 milioni di dollari e abbiamo messo buone radici per un valore di 50 milioni di dollari. E tutto questo senza contare che abbiamo investito 48 milioni di dollari in pubblicità e 38 milioni in bonifici e 11 milioni in imposte obbligatorie a causa dellla guerra. Speriamo di recuperare queste spese ingiustificate e ricorreremo al tribunale per ottenerlo”.

    Nel 1891 la pubblicità diventa più aggressiva. Nei calendari e nei cartelloni pubblicitari apparirono le “Coca-Cola Girls”. Le ragazze attraenti e seminude aiutarono a incrementare la vendita della bibita nella popolazione maschile, soprattutto nei periodi di guerra. Nel 1892 Candler intravvide una miniera d’oro e decise di registrare la marca. Però quando arrivò nell’ufficio incontrò una brutta sorpresa: qualcuno, Benjamin A. Kent, del New Jersey, aveva già registrato il nome “Coca-Cola” nove anni prima. La sua bevanda era a base di foglie di coca e cola, un tonico “ricostituente” che conteneva caffeina, cocaina e whisky conosciuto con il nome di “spirito di cereali”. Candler si lanciò ferocemente contro Kent in un processo che lo vide vincitore. Sarà quindi nel 1893 che si registrerà il marchio Coca-Cola e l’impresa comincerà i suoi incredibili guadagni.

    Per Asa Candler parte dell’attrattività della bevanda si doveva in parte al fatto che aiutava la digestione e in parte alla sua pubblicità: "deliziosa, rinfrescante, sensazionale", "tonico ideale per il cervello", "rende allegro il melanconico e forte il più debole". Quando il consumo aumentò anche nella popolazione infantile la pubblicità utilizzò immagini di bambini con la scritta “Noi beviamo Coca-Cola”.
    La formula segreta della Coca-Cola si identifica con il codice 7x che ancora si conserva con segretezza negli uffici di Atlanta. Il consumo di Coca-Cola era così alto che si parlava già di dipendenza da questa bibita una volta eliminata la dipendenza dall’alcol. Un collaboratore suggerì: “Non potremmo semplicemente eliminare la cocaina? È così importante?” e Candler rispose “Come può pensare di cambiare la formula della bevanda più popolare del mondo per le chiacchiere di qualche donnetta isterica? Mai! Non c’è nulla di male nella Coca-Cola!” . E la sua ambizione aumentò.

    Si utilizzavano i tram di Atlanta per collocare le pubblicità. Nel 1894 si mandavano per posta tagliandi per consumare una coca-cola gratis nei locali e bar che si adornavano con la pubblicità dell’impresa. I padroni pensavano di rendere più belli i locali adornandoli con le pubblicità Coca-Cola. In questo anno e nel seguente si spesero più di 7 milioni di dollari equivalenti a 140 mila bevande gratis. E così cominciava con grande furore la coca-cola dipendenza. Nel 1894 Mary Gah Humpreys raccontava che il maggior merito della Coca-Cola era il suo carattere democratico: “…un povero beve birra, un milionario champagne, però sicuramente entrambi bevono Coca-Cola”. In quello stesso anno Caleb Bradham inventò la Pepsi, un tonico prodotto con pepsina, un enzima che aiutava la digestione delle proteine. Però non gli andò molto bene e nel 1922 cercherà di vendere l’impresa alla Coca-Cola quando ancora possedeva solo due impianti di imbottigliamento negli USA. L’impresa Coca-Cola commise un grande errore: rifiutò l’offerta e adesso la Pepsi è il suo più forte concorrente.

    La nostra storia giunge nel 1895 quando Candler annunciava che la Coca-Cola si vendeva in tutto il territorio degli Stati Uniti. Quattro anni più tardi per la prima volta il prodotto viene esportato: in Cuba. Nel 1897 si comincia a venderlo anche nelle Hawai e Canada. Nel 1898 si distribuirono più di un milione di oggetti e articoli pubblicitari con lo slogan “Bevi Coca-Cola. Deliziosa e rinfrescante”. Tra il 1894 e il 1899 Candler aprì cinque nuove succursali e fabbriche di produzione dello scirippo a Dallas, Chicago, Los Angeles, Filadelfia e un ufficio in New York. Le città di Filadelfia e Chicago all’inizio del XX secolo sembravano “città Coca-Cola” o succursali dell’azienda. La sua pubblicità era da tutte le parti. Non solo la cultura, l’ambizione per il guadagno e la pubblicità favorirono lo sviluppo dell’impresa. Anche la religione, i riti, il sentimento della religiosità popolare locale e universale giocarono un ruolo importante. Dalla presenza della Coca-Cola nei riti indigeni Chamula in Chiapas, fino a Babbo Natale diffuso in tutto il mondo. In questo ebbe un grande alleato: suo fratello, il vescovo della Chiesa Metodista, Warren Candler, che lo aiutò a identificare il capitalismo con la religione e con il patriottosmo tipico della cultura nordamericana. Partendo da Bush e ripercorrendo la storia a ritroso, tutti i presidenti nordamericani sono riusciti ad accendere la passino unendo il patriottismo con Dio e la religione.

    Il 28 dicembre 1899 si riunirono per la prima volta tutti gli impiegati della compagnia. Un totale di venti persone. Il vescovo presiedeva la riunione con il personale per impartire l’indottrinamento: la Coca-Cola era “una bevanda mandata dal cielo”! Come “un missionario che va in terra straniera ad insegnare i rudimenti della fede, così l’uomo Coca-Cola deve essere un individuo pratico e imprenditore”. Nel 1904 scrisse un libro dove affermava che gli Stati Uniti erano destinati a comandare il mondo grazie alla loro religione rinnovatrice: “Il cattolicesimo ha fatto dell’America Latina e del sud dell’Europa quello che sono; il protestantesimo ha ottenuto qualcosa di diverso in Inghilterra, Germania, Olanda e Nord America. In altre parole Dio è dalla nostra parte, o almeno sorride ai Nordamericani che si stanno arricchendo”. Tra le argomentazioni preferite del vescovo Candler c’era che “le discrepanze tra capitale e mano d’opera sono state più frequenti in quelle industrie in cui i lavoratori non erano evangelizzati”. Assicurava che i pastori erano essenziali nell’era industriale: “Quello che (loro) sono riusciti a fare per conciliare l’antagonismo del sistema sociale e far retrocedere, se non evitare, un maggior disordine, difficilmente può essere valutato nella sua giusta misura”. Per questo gli impiegati della Coca-Cola di Atlanta non si sono mai afiliati ad un sindacato. Durante il primo ventennio, almeno fino al 1910, i suoi dipendenti non diminuirono mai sotto le trenta persone e non parteciparono mai ad alcun sindacato. Da sempre i sindacati sono acerrimi nemici dalla Compagnia Coca-Cola, che è arrivata anche ad essere accusata di assassinii di leader sindacali, come vedremo più avanti.

    Consigliato da suo fratello Warren, Asa donò un milione di dollari all’Università di Emory che più tardi fu trasferita da Oxford ad Atlanta. Prima della sua morte, Candler donò più di otto milioni di dollari a questo centro universitario. Tra il 1900 e il 1910 Candler incrementò i suoi affari. La sua ambizione e il suo potere furono smisurati. Creò la compagnia di investimenti Candler e cominciò ad acquistare beni immobili ad Atlanta. Costruì l’Edificio Candler con 17 piani, 6 ascensori, decorazioni artistiche, marmi, legno di caoba, bronzi e grandi candelabri di cristallo. Al primo piano c’era la banca da lui creata: la Central Bank and Trust Corporation. Nella pietra angolare dell’edificio mise una statua con la sua immagine e una bottiglia della Coca-Cola. Si procurò l’immortalità. Impose il suo nome e la sua presenza in tutti gli Stati Uniti costruendo grattacieli a Kansas City, Baltimora e New York, tutti chiamati Edifici Candler. La torre in New York che si affacciava sulla 42^ strada aveva 25 piani.

    Attraverso i suoi consorzi ferroviari viaggiava gratis su qualsiasi linea e faceva in modo che in tutti i vagoni ristoranti si vendesse Coca-Cola. Quando crollò il prezzo del cotone costruì un enorme deposito e comprò dai produttori le eccedenze a basso prezzo e quando il prezzo tornò a salire lo vendette aumentando i suoi guadagni. Durante la crisi del 1907 comprò quante più proprietà possibili e resistette alla crisi. Nello stesso anno resistette alla campagna capeggiata dall’Associazione delle donne cristiane per l’astinenza che argomentavono che un soldato che beve sei bottiglie di Coca-Cola al giorno, ingerisce la stessa quantità di alcool. Questa campagna portò a far sì che l’esercito proibisse il consumo di Coca-Cola. Ma l’impresa si mantenne in piedi e le sue vendite continuarono ad incrementarsi. Candler era considerato un grande impresario visionario ed anche un eroe.

    Però per i lavoratori e i leader sindacali Candler era un malvivente. Nel 1908 la Commissione nazionale del lavoro minorile si riunì in Atlanta per protestare contro le pessime condizioni dei suoi lavoratori nei laboratori di cotone, dove le donne e i minori lavoravano più di 14 ore guadagnando 50 centesimi di dollaro al giorno. Però Candler era presidente della Camera di Commercio di Atlanta e lì pronunciò un cinico discorso: “Il lavoro minorile opportunamento maneggiato, in condizioni e ambienti adeguati, può essere motivo di successo per qualsiasi nazione (…). Lo spettacolo migliore che possiamo vedere è il lavoro dei più giovani. In realtà quanto prima un giovane cominci a lavorare tanto più bella e proficua sarà la sua vita”. Terminò dicendo che la missione della Commissione era assicurarsi che il lavoro dei minori permettesse loro di diventare degli adulti onorati e competenti nel campo del lavoro.

    Nel 1904 la Coca-Cola vende il suo primo milione di galloni (3.785 milioni di litri). Per dare un’idea: se una persona consumasse due litri di acqua al giorno questa quantità equivarrebbe al consumo d'acqua in un giorno di 1.892.500.000 persone. Da un altro punto di vista equivarrebbe al consumo giornaliero di una persona per 5.184.931 anni, se li potesse vivere.

    Nel 1910 la Compagnia Coca-Cola traslocò in uno spazio più grande e Asa Candler ordinò che si bruciassero i primi registri della Coca-Cola. Nel 1914 Candler non sapeva già che fare con gli altri produttori di bibite che stavano facendogli concorrenza e decise di cambiare la bottiglia. Nel 1915 mette sotto contratto l’impresa Root-Glass che per ispirarsi cerca nell’Enciclopedia Britannica illustrazioni degli ingredienti della bibita per disegnare la nuova confezione. Però confusero le fogli di coca con quelle del cacao e decisero di copiare la forma di questo seme. Misero nel forno le bottiglie e senza volerlo uscirono quelle che oggi conosciamo. La compagnia accettò il nuovo disegno nel 1916. Secondo altri biografi la storia fu differente e fa riferimento all’uso che la Coca-Cola fece della figura femminile come oggetto sessuale nella pubblicità e sul mercato. Secondo loro una sola cosa doveva essere realizzata attraverso il nuovo disegno: che fosse riconoscibile subito, anche all’oscurità, da un cieco e persino rotta. Doveva essere ispirata al corpo di una donna, e precisamente a quello della famosa attrice dell'epoca: Mae West. Le sue curve avrebbero dovuto essere quelle della Coca-Cola. Questa ipotesi diede alla bottiglia la fama di “Gran Dama”.

    Arriviamo infine al 1916. La Coca-Cola era già una leggenda. Tuttavia si apre un nuovo episodio quando, dopo diciotto anni, Asa Candler si dimette da presidente della Compagnia. Un anno dopo, nel 1917 prima della fine della Prima Guerra Mondiale, crolla la produzione e il consumo di Coca-Cola per il razionamento dello zucchero. È quando Ernest Woodruff - presidente del Banco di deposito della Georgia - ed il sindacato di banchieri - che includevano i direttivi della Banca Nazionale Chasse e il Banco di deposito di finanze di New York - cominciarono a progettare il modo di impadronirsi della Compagnia Coca-Cola con quello che sarà chiamato “il golpe maestro della sua carriera” imprenditoriale ottenendo “la maggior transazione mai riuscita nel Sud” degli Stati Uniti. Nel 1919 la famiglia di Candler vende la Compagnia alla banca e un anno dopo la Coca-Cola vince una causa contro la Compagnia KOKE perché Coke fu considerato sinonimo di Coca-Cola. E così si liberò il cammino per la crescita dell’impresa nelle decadi future.


    fonte: www.ipsnet.it/chiapas/2005/110605CC.htm
     
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    Il dato rinchiuso nella formula della Coca Cola

    Di Gregorio J. Pérez Almeida - Nuestra América/Aporrea
    Tratto da www.prensa-latina.it/paginas/evo_morales.htm


    Evo Morales ha detto molte cose che volevamo ascoltare più di cinquecento anni fa dalla bocca da un presidente boliviano. Ha detto anche cose che si ascoltarono in sordina per secoli in America Latina e ha detto finalmente cose che rivelano, e davanti al mondo, una delle cause dell'ostinata presenzia degli yankee in territorio andino e specialmente boliviano: il controllo della Coca attraverso la loro impresa della Coca Cola. Che derivato, o derivati, della foglia di coca è quello che utilizzano per elaborare la base della Coca Cola e che relazione hanno con la Cocaina?
    Con la sua parsimonia ancestrale, Evo reclamò davanti alla stampa internazionale il trattamento speciale che danno non solo i governi andini alla commercializzazione della foglia di coca che compra la Coca Cola Internazionale, impresa emblematica dell'Imperialismo yankee, bensì di qualcosa di più profondo ed efficace nella dominazione culturale che esercita su gran parte del mondo: il modo di vita degli Stati Uniti(E’ vero o no che non c'è migliore combinazione che un hamburger o un hot dog con dentro di tutto ed una Coca Coda ben fredda?)

    Disse Evo che il commercio di detta foglia è illegale tra i paesi andini ma non per l'impresa straniera, cioè che tra i cittadini e le imprese andine non può commercializzarsi liberamente la foglia di coca, ma la Coca Cola sì può comprare la quantità che voglia in qualunque paese andino che la produca.

    Oltre il dato freddo e della conclusione immediata che deriva dalla sua prima analisi, possiamo anticipare alcuna altra ipotesi che ci portano a disegnare un altro schema nella comprensione della tossicodipendenza ed il narcotraffico internazionale. Con solamente introdurre nello schema vigente il dato che era nascosto e che ci rivelò Evo Morales si aprono nuovi punti interrogativi, sorgono nuovi sospetti e riscuotono maggiore rilevanza alcuni fatti passati sotto silenzio dagli specialisti internazionali in narcotraffico.

    Primo punto interrogativo: In realtà si usa foglia di coca nella fabbricazione della Coca Cola? Questa non è una domanda retorica o disinformata ma costituisce un punto di riflessione obbligatoria nello studio del caso, perché nell'anno 2002 la stessa impresa negò l'uso della foglia di coca nella fabbricazione del prodotto, come comproviamo leggendo l'articolo di Luís A. Gómez edito in www.Rebelión.org, il 27 novembre di quell'anno. In questo articolo leggiamo:
    “Alcuni giorni fa, il Viceministro di Difesa Sociale della Bolivia, Ernesto Justiniano, informò che il suo ufficio aveva autorizzato l'esportazione di 350 mila libbre (approssimativamente 150 tonnellate) di foglia di coca agli Stati Uniti per la fabbricazione del prodotto gassoso Coca Cola […..]”
    Il fatto fu negato da un portavoce dell'impresa statunitense, consultato dal periodico messicano L'Universale martedì scorso: Karyn Dest, portavoce della Coca Cola, disse via telefonica da Atlanta che l'impresa non utilizza cocaina e che non è stata mai parte degli ingredienti della bibita (Questa risposta fu ripetuta nel dicembre del 2002 dalla rappresentante della multinazionale in Messico, Adriana Valladares).
    Sorprendente questa risposta che colpisce un mito moderno: la Coca Cola non contiene coca e molto meno cocaina. Chi parlò di cocaina nella Coca Cola? Nessuno. Era una credenza, un mito o una trovata pubblicitaria? Ma di quello che sì si parlò fu delle foglie di coca che compra a mucchi la multinazionale ed il portavoce fu evasivo o fu un Lapsus linguae? Buon portavoce. Interessante verità? Ma più interessante si fa il tema quando continuiamo a leggere nell'articolo di Gómez e troviamo che:

    “È diventato anche pubblico che il lavoro di Albo Export, un'impresa proprietà del boliviano Fernando Alborta, ha esportato coca da Perù e Bolivia negli ultimi anni, e che tra il 1997 e il 1999 mandò negli Stati Uniti un equivalente di 340 tonnellate di foglia di coca”. Queste operazioni di acquisto e procedimento sono severamente vigilate, in Bolivia dalla Direzione Generale di Controllo e Fiscalizzazione della Foglia di Coca (DIGECO) e negli Stati Uniti, certo, per la DEA, che perfino fornisce i magazzini con sofisticati sistemi di allarme ed i bauli speciali per conservare in New Yersey il curioso tesoro naturale.
    Ma questo non è tutto nelle contraddizioni tra i tabaccai naturali ed i suoi migliori clienti, perché nell'anno 2004, lo zar antidroga del Perù, Nils Ericsson, in un scritto edito il 26 gennaio, affermò che: La Coca Cola, la mondialmente conosciuta fabbrica di bibite gassose, compra al Perù 115 tonnellate di foglia di coca all'anno e a Bolivia 105 tonnellate con le quali produce, senza alcaloidi, 500 milioni di bottiglie di bibite gassose al giorno” (Luís Gómez, The Narco Bulletin, 28 gennaio 2005, in www.narconews.com).

    Questa cosa fa pensare all'articolista Gómez che la pressione per sradicare la coca in Perù (e completiamo noi: in tutti i paesi andini produttori) è una strategia per assicurare alla Coca Cola il monopolio della foglia di coca, non solo con l'intenzione di controllare questo mercato ma anche per monopolizzare il mercato di bibite che utilizzano foglia di coca senza alcaloidi? La cui fabbricazione sta fiorendo in Perù sotto le marche Vortex Coca Energy e K-Drink.
    Dopo aver letto tutti gli argomenti che circondano il nostro primo punto interrogativo, una possibile risposta è la seguente: Se la Coca Cola Internazionale è la prima impresa multinazionale (di monopolio) nella commercializzazione della foglia di coca, materia prima essenziale della Cocaina, dal momento che si è avvalsa del suo status legale privilegiato nei paesi andini, ed i suoi portavoci si rifiutano di riconoscere l'utilizzo di foglia di coca nella fabbricazione della bibita, allora questa impresa deve essere la prima sospettata nell'investigazione delle reti mondiali del narcotraffico perché “Che cosa fanno con tutte quelle tonnellate di foglie di coca che comprano annualmente?”

    Più in là o più in qua delle domande e risposte che possono moltiplicarsi per cento, andiamo per un istante alla realtà immediata: prendiamo nella nostra mano una bottiglia di Coca Coda di 600 ml fatta in Venezuela e leggiamo quello che è scritto nell'etichetta dopo dell'identificazione dell'impresa produttrice:

    Ingredienti: acqua carbonata, zucchero, caramello, acido fosforico, estratti vegetali e caffeina

    Trovi lei, amico lettore, alcuna informazione che ci renda noto l'utilizzo di qualche derivato della foglia di coca? Quando possono volerci convincere con l'enigmatica espressione Estratti Vegetali, ma di quali vegetali si tratta e che cosa è estratto da questi vegetali?, perché se si tratta della foglia di coca che contiene vari alcaloidi, quali rifiutano e quali lasciano nella gazzosa? E se l'impresa riconoscesse che utilizza la foglia di coca e dice che elimina tutti gli alcaloidi che cosa rimane?
    La verità è che in considerazione della contraddizione evidente tra l'azione dell'impresa che compra tonnellate di foglia di coca in Bolivia, in Colombia e Perù e l'impegno dei suoi portavoci in negare l'utilizzo di foglia di coca nella fabbricazione della bibita, lo meno che possiamo fare è citarla per offerta ingannevole. Sarà possibile che i cittadini dei paesi andini dove si vende la Coca Cola, introducano una querela (gli specialisti direbbero in quale organismo ed a che livello) per la via degli interessi diffusi? Fallita o di successo sarebbe questa un'esperienza straordinaria di pedagogia politica e di integrazione popolare.

    Altri punti interrogativi sono nella nostra mente da molti anni come misteri che nessuno ha osato sviscerare perché sono protetti da norme internazionali di industria e commercio, ma oggi, grazie ai cocaleri andini come Evo Morales ed ad investigatori come Luís Gómez, sappiamo già che la gazzosa più venduta nel mondo trattiene nella sua formula qualche derivato dalla foglia di coca e se l'impresa non lo riconosce allora deve spiegare al mondo che fa con tanta foglia di coca nei suoi depositi di Atlanta. Alcuni degli altri punti interrogativi sono:
    “Che derivato, o derivati, della foglia di coca è quello che utilizzano per elaborare la base della Coca Cola e che relazione hanno con la Cocaina?”
    “Questo derivato genera assuefazione nei consumatori o crea in essi le condizioni fisiologiche per propiziare qualche tipo di assuefazione?” E se la foglia di coca diluita nella Coca Cola non genera assuefazione, allora perché tanto fracasso (legga Lei repressione, persecuzione e morte) con la sua coltivazione, procedimento e commercializzazione nei paesi andini?
     
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  7. coralt
     
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    Comunque quello che contiene contiene ma non c'e' dubbio che e' BUONA!!!! :lol:
     
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  8. ciro il grande
     
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    allora ... sicuramente non è una coincidenza. Ma comunque credo che la coca cola non contiene foglie di coca perchè già sarebbe ( la coca cola ) un prodotto fuori legge.
     
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    se non contiene foglie di coca resta sempre da spiegare che ci fanno con tutta la coca che importano... e sopratutto cosa sono gli estratti vegetali che risultano negli ingredienti?
    Gatta ci cova...

    comunque beccatevi queste curiosità sulla coca cola fonte: Menphis75.com

    EFFETTI COCA COLA

    In molti stati degli USA le pattuglie ferroviarie caricano due galloni di Coca Cola nel portabagagli per usarli nella rimozione di sangue sulla strada dopo un incidente.

    Se si mette un osso in un contenitore con Coca Cola l’osso si dissolverà in 2 giorni.

    Per pulire il Water: versarvi una lattina di Coca Cola e lasciar “riposare” un’ora poi tirare l’acqua.

    L’acido citrico della Coca Cola rimuove le macchie nelle stoviglie

    Per togliere macchie di ruggine dal paraurti cromato delle auto strofinare il paraurti con un pezzo di foglio di alluminio, (quello che si usa per incartare gli alimenti), bagnato con la Coca Cola.

    Per ripulire oggetti corrosi da perdite di batterie di automobili versarvi sopra una lattina di Coca Cola e lasciarla sulla corrosione.

    Per poter togliere una vite corrosa applicarci sopra uno straccio bagnato di Coca Cola e lasciarlo per qualche minuto.

    Per togliere macchie di grasso dai vestiti versare una lattina di Coca Cola nella lavatrice con i panni sporchi di grasso, aggiungere il detersivo. La Coca Cola aiuterà a togliere le macchie di grasso

    La Coca Cola aiuta anche a pulire il parabrezza delle automobili

    PER NOSTRA INFORMAZIONE

    L’ingrediente attivo nella Coca Cola è l’acido fosforico. Il suo PH è 2,8 e dissolve un’unghia in 4 giorni circa. L’acido fosforico inoltre ruba il calcio delle ossa e è il maggior contribuente all’aumento dell’osteoporosi.

    Alcuni anni fa si fece una ricerca in Germania per ricercare il perché dell’apparizione dell’osteoporosi nei bambini a partire dai 10 anni (pre adolescenti). Risultato: eccesso di Coca Cola, per mancanza di controllo dei genitori.

    I camion che trasportano la Coca Cola vengono identificati con la scritta MATERIALE PERICOLOSO che è riservata per il trasporto di materiali altamente corrosivi.

    I distributori di Coca Cola usano la Coca Cola per pulire i motori dei loro camion da almeno 20 anni.

    Ancora un particolare: La Coca Light è stata considerata sempre più per i medici e i ricercatori come una bomba ad effetto ritardato per colpa della combinazione Coca + Aspartame, sospettata di essere la causa del Lupus dei dolori degenerativi del sistema nervoso.

    E per finire, un dentista, consiglia di NON lavarsi mai i denti dopo aver bevuto la Coca Cola perché toglie tutto lo smalto, e lo toglie per sempre !
     
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  10. achraban
     
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    ninise l'ultima parte dell'ultimo messaggio che hai postato sicuramente contiene più leggende metropolitane che verità non trovi? se non mi sbaglio l'hai trovato su un sito ver' l'ho letto anchio quell'articolo e secondo me è molto probabile che sia falso. comunque io sapevo che chi ha inventato la coca-cola all'inizio ci metteva anche la cocaina e la somministrava dei pazienti, poi ci si è pensati venderla a chi non stava male e dopo sta idea hanno avuto l'idea di togliere la cocaina.
     
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    io sapevo dell'aspetto corrosivo della coca cola e che l'aspartame fosse dannoso per l'organismo (addirittura cancerogeno leggi qui--> L'aspartame provoca danni alla salute, le prove in due ricerche scientifiche ) quindi deduco che anche il resto potrebbe essere vero :rolleyes:

    Edited by ninise - 16/2/2011, 22:45
     
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  12. achraban
     
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    solo perchè l'hanno testato sui topi nono significa che sia rischioso e dannoso per gli esseri umani. quello che voglio dire è che gli esseri umani e gli altri animali sono tanto diferenti da poter dire che che un test effettuato su un animale possa influire anche sull'essere umano. sono sicura che se avessere fatto mangiare cioccolata ai cani e avrebbero visto che a loro la cioccolata fa male di sicuro avrbbero fatto due più due e avrebbero detto viato che la cioccolata fa male ai cani fa male anche agli esseri umani, ma visto che la cioccolata va male solo per cani (per loro è veleno) e a noi noi continuerò a ripadire che secondo me i test alimentari, cosmetici o di profumi o medici sugli animali non può funzionare al 100% visto che sono molto diversi da noi
     
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    solo perchè l'hanno testato sui topi nono significa che sia rischioso e dannoso per gli esseri umani

    :000201B1.gif: però leggi anche queste informazioni sulla tossicità dell'aspartame da un'articolo di Mark Gold, che illustra non solo i meccanismi della tossicità dell'aspartame ma anche qualche retroscena sulla sua approvazione da parte dell'FDA --> qui

    Edited by ninise - 17/2/2011, 13:25
     
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12 replies since 25/2/2009, 10:14   832 views
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