Misteri & Fantasy

Posts written by ninise

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    finito di leggere Perfetti e proseguo con la lettura dell'ultimo volume della trilogia Beauty: Brutti-Perfetti-Speciali Di Scott Westerfeld

    03+-+Specials+-+Scott+Westerfeld



    Tally è Brutta. Tally è Perfetta. Tally è Speciale. Nel suo mondo si è Brutti fino all'adolescenza. Brutti... normali, con le imperfezioni e i difetti di tutti. Ma i Brutti sono considerati ordinari, volgari, disgustosi, indecenti. E non desiderano altro che diventare Perfetti. Tally ama le imperfezioni della normalità. Le sorprese dell'amicizia. Gli imprevisti della libertà. Accade al compimento del sedicesimo anno: i ragazzi e le ragazze vengono sottoposti per legge a un'operazione di chirurgia plastica estrema, che corregge ogni minima sbavatura e li rende bellissimi, uguali a tutti i Perfetti. E la loro vita diventa un turbine di feste, vestiti, musica, luci, in cui la testa si perde. Per sempre. Tally sa che non è per sempre. Che c'è un modo di ricordare. Che deve fidarsi di chi la ama. Ci sono anche Perfetti che lo sono più degli altri. Sono loro che diventano Speciali. Lucidi, gelidi, implacabili macchine da guerra. Tally deve sapere chi è.
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    libro che ho divorato in un solo giorno questo quarto capitolo della lorien legacy, saga che si compone di ben 7 libri e di cui il quinto dovrebbe essere in uscita ad agosto in lingua originale se non erro (e chissà quanto ci vorrà per averlo in italia...). Mi pare scontato dire che la lettura mi ha preso e che mi è sicuramente piaciuta. Secondo la mia opinione questa saga è andata migliorando di capitolo in capitolo: iniziata un pò in sordina con un primo capitolo forse un pò troppo moscetto dal mio punto di vista e continuando con un secondo che nonostante le migliorie definirei ancora in fase di rodaggio ha subito la prima accelerata con il terzo e con questo quarto si conferma davvero una lettura accattivante, con un buon ritmo, bei personaggi e storia davvero scorrevole. Ora poi che la storia è in pieno sviluppo con il gruppo dei lorien al completo e alla luce degli ultimi intensi sviluppi sono davvero curiosissima di leggere il seguito...
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    letto La spada delle rune di Ann Marston

    Libro405


    Per molto tempo non aveva avuto neppure un nome, solo un nomignolo: Topo. In fondo allora era solo un giovane schiavo come tanti altri. Ma quando il figlio del suo padrone, un arrogante giovinastro di nome Drakon, aveva violentato e ucciso la ragazza di cui era innamorato, si era scoperto piuttosto la rabbia e la determinazione di un gatto selvatico ed era riuscito a scappare, dopo avere sfigurato Drakon. Oggi un nome lo aveva, Kian, il barbaro, figlio adottivo del guerriero Cullin, un nobile della razza dei Tyr che aveva scoperto di essere in realtà suo zio. Ma che destino prefiguravano per lui i sogni ricorrenti di un cerchio di pietre magiche e di un druido silenzioso? Lo avrebbe scoperto incontrando Kerri, una giovane guerriera del popolo dei Celi, che viaggiava alla ricerca dell'erede al trono del suo paese, rapito giovanissimo insieme alla madre e che ora si trovava chissà dove. Già, perché sarebbe stata Kerri a svelargli che la sua spada era un'arma magica, una "lama delle rune" e che ciò significava che era suo compito consegnarla al vero destinatario: proprio il principe che anche lei stava cercando! Inizia così un viaggio pieno di insidie, pericoli, avventure, negromanzie, imboscate, rapimenti, duelli e scontri in campo aperto, mentre la Grande Ombra cerca di avviluppare il mondo conosciuto, contrastata solo dalla luce incantata della Spada delle Rune.

    io sinceramente a differenza dei molti giudizi positivi, ho trovato il romanzo piuttosto noiosetto :00033021.gif: con niente di davvero originale o che mi abbia entusiasmato più di tanto, la storia d'altronde è abbastanza classica: eroe buono contro antieroe malvagio, scontro predestinato, ecc. ecc. ma nè il protagonista nè l'amichetta nevrastenica nè lo zio mentore mi hanno comunicato grandi emozioni o quei sentimenti che dovrebbero portarti ad affezionarti ai personaggi. Per cui sono abbastanza sicura che non proseguirò la lettura degli altri volumi della trilogia

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    In lettura La sfida del numero cinque di Pittacus Lore

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    Eravamo sicuri di vincere, e invece abbiamo rischiato di perdere tutto. Perché non eravamo pronti. Dal giorno del nostro arrivo sulla Terra, siamo rimasti nascosti, lontani gli uni dagli altri, in attesa di sviluppare i nostri poteri. Adesso ci siamo riuniti, ma uno di noi manca ancora all’appello: il Numero Cinque. Non sappiamo chi sia né dove si trovi, tuttavia una cosa è certa: ha bisogno di noi.
    Perché loro hanno preso il Numero Uno in Malesia.
    Il Numero Due in Inghilterra.
    Il Numero Tre in Kenya.
    E li hanno uccisi.
    Io sono il Numero Quattro. Sono il prossimo della lista, ma i nostri nemici non oseranno darmi la caccia ora che non sono più solo. Perciò dobbiamo trovare il Numero Cinque. Prima che lo facciano loro.
    Senza di lui, non abbiamo nessuna speranza.
    Con lui, saremo imbattibili.
    Abbiamo perso una battaglia.
    Ma vinceremo la guerra…
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    Lacrime inarrestabili

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    Ancora una volta una pugnalata al cuore condita di tanta umiliazione, lacrime cocenti e dolore, quello tanto, del genere che non fa dormire mentre la mente continua a rivivere le parole dette e ancora e ancora e ancora... buona pasqua cara te che sei arida come il deserto e ti disseti con le mie lacrime...
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    Come tagliare tanti pomodorini a metà in un colpo solo...


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    terminato anche l'ultimissimo volume della study trilogy, che conferma la piacevolezza di questa saga che si legge davvero volentieri. In questo libro conclusivo le mirabolanti avventure della protagonista si sono susseguite letteralmente in un turbine sempre più intricato, a volte perfino troppo denso di avvenimenti ma che sicuramente ti catturano e non rischiano di annoiare. La crescita della protagonista poi fino a raggiungere la piena consapevolezza delle sue capacità e dei suoi poteri ha regalato una conclusione davvero perfetta a questa serie...
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    questo ragazzo è uno spettacolo con i suoi make up!





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    terminati i primi due libri della trilogia fantasy study, che ho trovato entrambi molto carini, quindi proseguirò la lettura anche del terzo e ultimo della serie :582278vooc1e8x1n.gif:
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    Volans Maratus

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    Dark Moon, La farfalla di pietra primo volume della trilogia study, fantasy Di Maria V. Snyder

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    Condannata a morte per omicidio, Yelena ha un'unica possibilità: diventare l'assaggiatore ufficiale del Comandante Ambrose. Ma le torture subite sembrano averle rubato l'anima, facendo di lei un simulacro vuoto, una farfalla di pietra simile al ciondolo donatole dal suo salvatore. Emozioni e sentimenti sono banditi entro le severe mura dell'antico palazzo reale, dove nessuno, amico o nemico, è ciò che appare. Nemmeno Valek. Uomo affascinante e spietato assassino, maestro di veleni e raffinato scultore, sembra essere lui a possedere il cuore della fanciulla e l'antidoto al veleno mortale che le ha somministrato a tradimento.


    per il momento mi stà piacendo molto, le copertine americane nonchè i titoli originari di questa trilogia sono molto più belli, sensati e pertinenti di quelli italiane

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    Edited by ninise - 11/4/2014, 08:25
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    Dopo aver riletto i primi due per rinfrescarmi la memoria ho finalmente terminato la lettura del terzo e ultimo capitolo della trilogia Divergent. Sfortunatamente quest'ultimo libro è stato un'amara delusione per me che avevo invece amato i precedenti, in parte a causa della differente impostazione narrativa che vede il continuo alternarsi dei punti di vista di Tris e Tobias anzichè della sola Tris, che io ho trovato solo confusionaria e a volte addirittura irritante, e in parte a causa della storia vera e propria che si è rivelata piena di pecche e scritta in maniera davvero grossolana. Sono sostanzialmente d'accordo con questo commento approfondito letto su anoobi
    CITAZIONE
    di Federica Gaspari:
    Federica Gaspari Nov 15, 2013


    di questo libro mi sono davvero piaciute poche cose, e ne sono molto delusa. La scrittura della Roth è sempre semplice, ma piacevole, scorrevole, quindi non ho avuto problemi a leggere il libro, anzi, l'ho finito in pochissimo tempo. Non ho affatto apprezzato le sue scelte, invece.
    Innanzitutto la questione dei GD e GP non mi è piaciuta particolarmente. Anche perché chi lavorava al Bureau, o comunque i piani alti, sapeva che anche in passato c'erano state guerre e problemi causati dai GP, no? Perché continuavano a finanziare questo progetto, invece di fare altro? Per tenere controllata la gente? Inoltre ho trovato davvero poco esplorato questo mondo fuori dalla recinzione. Ok, c'è povertà, c'è il Bureau, e ci sono altri esperimenti in altre città, anche se diverso tipo, e si sa bene di che tipo, e poi? Chi è a capo di tutto questo? Perché dicono che David ha dei superiori, quindi il Bureau non è il centro del potere della nazione. Chi lo detiene? Cosa succede fuori dall'America? Come se la cavano l'Europa, l'Africa, l'Asia... il resto del mondo, in pratica? Tutto è stato affrontato in maniera superficiale, grossolana, poco dettagliata. Ed era una cosa fattibile, tutto sommato. In Legend, altra trilogia distopica, il mondo oltre l'America viene considerato. Ovviamente non esplorato e né approfondito, ma un'idea generale c'è. In realtà, invece, qui la Roth non ha un'idea generale di cosa succede altrove e nel resto del mondo. Lo ha detto in un'intervista. Non ci ha pensato più di tanto, e la trovo una grossa pecca. Ha pensato a "curare" il suo piccolo orticello, senza curarsi del resto? Una visione piuttosto limitata. E' tutto troppo poco approfondito. Non si ha un'idea generale del mondo che li circonda.
    Ma poi, alla fine, che hanno risolto? Non l'ho capito. Come ho già detto, il Bureau non era a capo dell'intero governo, cancellare la loro memoria a cosa ha portato? Il governo in teoria può benissimo riusare lo stesso trucchetto di Tris e modificare la memoria di tutti loro, e di quelli al Bureau, per modellarle a loro piacimento. O forse mi sono persa qualche passaggio, avendo letto tutto molto velocemente, quindi forse non ho compreso bene questa parte.
    Altra cosa che non mi è piaciuta è stata la caratterizzazione di Tobias. O meglio, mi è piaciuta solo in parte. Trovo che abbia fatto bene ad esplorare le parti di lui che teneva nascoste nel primo libro. Chi ha letto The Trasfer sa che lui tra gli Intrepidi si è creato una nuova identità, sa cosa ha passato per mano di suo padre, e non erano solo gli abusi fisici ma anche quelli psicologici. Lo escludeva da tutto, dal mondo, anche dalla sua stessa casa. Non poteva cenare insieme al padre e ai suoi ospiti. La paura che aveva di suo padre che, a detta sua, riusciva a leggergli dentro, a capire quando mentiva. Quindi non ha subito solo danni fisici ma anche psicologici, e in questo libro vengono affrontati quando si sente dire, come gli diceva suo padre, che è danneggiato. Gli crollano tutte le sue certezze. Non è Divergente, non è speciale quanto aveva, infine, creduto di essere. Quindi ci sta questo suo crollo emotivo, ci sta. Ma trovo sia mancato molto il Tobias del primo libro. Si è soffermata molto sulle sue "broken parts", come dice Tris, e non sulla sua forza, sul suo coraggio. Qui Tobias sembra solo un bimbo sperduto alla ricerca di se stesso. Un Tobias che non fa altro che piangersi addosso e non combatte, e quando lo fa... fa danno. Ricordo ancora una frase del primo libro in cui lui diceva di essere sospettoso della gente in generale, che si aspetta sempre il peggio da loro. Ma da Insurgent in poi, non fa altro che sbagliare e fidarsi delle persone sbagliate. Si è dimostrato tutt'altro che sospettoso. Trovo che la Roth si sia soffermata troppo su questo aspetto. E' vero, Tobias sbaglia, ma lo fa anche Tris. Mentre in Allegiant sembra che Tris sia un genio, Tris capisce tutto, Tris ha sempre ragione, Tobias è un cretino. Dov'è finito il ragazzo intelligente, forte e coraggioso del primo libro? Si è perso e non è più stato ritrovato.
    E la morte di Uriah? La Roth ha detto che la sua morte è stata necessaria. Non tanto Uriah in sé, ma sentiva che qualcuno dovesse subire le conseguenze delle scelte sbagliate di Tobias, e alla fine ha scelto di far morire Uriah, perché non voleva prendersela ancora con i personaggi femminili, quindi ha escluso sia Cara che Christina. Rimanevano lui e Peter, e a Peter evidentemente voleva necessariamente dare un altro finale, e trovo sia giusto così.
    Solo che non capisco perché fosse proprio necessario ucciderlo. E perché fosse così necessario far sopportare a Tobias pure questo peso. Come se aver subito abusi fisici e psicologici da parte del padre, aver creduto di aver perso la madre, per poi scoprire che è una str***a che ha preferito se stessa a suo figlio, lasciandolo in casa con un mostro, aver perso un suo amico, Amar, per poi scoprire che anche lui è miracolosamente vivo, e infine aver perso l'unica persona che lo amava per quello che era, che lo faceva sentire "giusto", e non sbagliato come ha sempre creduto di essere... come se tutto questo non fosse già abbastanza, la Roth ha pensato di aggiungergli pure il senso di colpa. Perché? Perché ce l'hai tanto con Tobias, Veronica?
    E, alla fine, la Roth dice che il percorso di Tobias non era ancora finito. Lui doveva imparare ad aprirsi, a lasciarsi andare, a guarire dalle sue ferite, quindi mi sembra una giusta scelta quella di uccidere la sua ragazza per tale scopo, no? Citando la Roth "bisogna provare il vero dolore prima di poter guarire." Peccato che Tobias il dolore lo avesse già provato più e più volte. Non aveva bisogno di un'altra botta per guarire. Era più probabile, per uno distrutto come lui, che questa botta fosse l'ultima, quella decisiva. Aveva bisogno di qualcuno al suo fianco che lo aiutasse a credere in se stesso e nelle sue capacità, aiutarlo in questo percorso, non subire l'ennesima botta.
    E infine, arrivando alla sua scelta di uccidere Tris, mi chiedo ancora una volta: perché? Qual era il senso della sua morte? Che messaggio ne abbiamo tratto? Qui Tris fa l'eroina, come negli altri due libri, sai che novità. Decide di andare a morire al posto del fratello che l'ha tradita. Quando invece il miglior modo per apprezzare e onorare il sacrificio che i suoi genitori hanno fatto per lei, che sono morti perché lei VIVESSE, era, appunto, vivere. Tris doveva vivere per loro. Vivere onorandoli seguendo il loro esempio, ciò che loro le avevano insegnato. La Roth dice che Tris doveva capire veramente cos'era il sacrificio, cos'era che i suoi genitori volevano insegnarle. Ma in realtà lo aveva già capito quando ha deciso di andare al posto del fratello. Non era necessario che lei morisse.
    Era Caleb che aveva bisogno di essere redento per ciò che aveva fatto. Invece lui ha fatto ancora una volta la figura del codardo perché, su, non se lo fa dire due volte, le dà praticamente subito lo zaino. Per favore.
    Secondo me lei doveva comunque prendere il posto di Caleb, perché è fatta così, ma lui doveva salvarla alla fine uccidendo David. Sarebbe stato il finale più giusto per entrambi i personaggi. Caleb avrebbe avuto l'occasione per redimersi, e le lezioni di sparo di Tobias sarebbero risultate utili XD
    Mentre invece, così, qual è stato il messaggio di questo libro? Che dopo la morte di qualcuno amato si va avanti, si guarisce? Ha scoperto l'acqua calda. Tutti abbiamo perso qualcuno, chi più e chi meno, ma quasi tutti andiamo avanti. E' la vita. Non avevamo bisogno di qualcuno che ce lo ricordasse. E la morte di Tris non era necessaria. Ci sta che un personaggio principale muoia, è successo spesso anche in altri libri, non è la prima volta che mi capita di leggerlo. Non mi è piaciuto come è stato fatto. Il significato che gli è stato dato. (La madre che praticamente le dice 'ok, adesso puoi morire'?, invece di dirle di lottare per onorare il loro sacrificio?!). La morte di un personaggio importante non deve essere fatta solo per impressionare la gente. Per risollevare un libro altrimenti privo di plot twist interessanti. La morte di un personaggio importante deve scuotere le coscienze, deve essere pregna di un messaggio importante, deve avere un impatto considerevole sulle vite degli altri personaggi. E questa non è stata così. E' stata inutile.
    Inoltre, devo aggiungere, era tutto troppo palese. Era chiaro da metà libro che fine avrebbe fatto Tris. Primo, per tutte le scene d'amore tra i due, per tutti i loro discorsi sul futuro, sulla felicità. Chiunque guardi film e serie tv, sa bene che quando un personaggio è felice e parla del futuro, SICURAMENTE gli succede qualcosa. E secondo, quando Caleb si è offerto volontario, era proprio chiaro che, conoscendo Tris, lei avrebbe preso il suo posto. Almeno, se proprio voleva ucciderla, poteva farlo in modo più originale.
    Ma vale anche per la morte di Uriah o per le cattive intenzioni di Nita. Quando descrive Tris che guarda Uriah da lontano e lui le sorride, ho subito pensato "ecco, qua lo ammazza." Quando Tris ha pensato che Nita nascondesse qualcosa, ho subito pensato "ovviamente sarà così, Tris ha sempre ragione."
    Dunque, in generale, trovo che il libro fosse un po' "raffazzonato". Trama banale, e in parte inesistente, non succede niente per gran parte del libro. I plot twist per niente originali e inaspettati. (Cosa che invece ho trovato fatta bene in Divergent, ma soprattutto in Insurgent). Il mondo della sua trilogia, e quello che c'era fuori dalla recinzione, poco esplorato e superficiale.
    Peccato. Peccato davvero. Nutrivo grandi speranze per questo ultimo libro e in Veronica Roth, perché finora non mi aveva mai delusa. Il secondo libro mi è piaciuto tanto quanto il primo. Credevo non mi avrebbe delusa nemmeno con quest'ultimo, invece mi sono dovuta ricredere. I primi due libri li ho trovati scritti molto bene, caratterizzati molto bene. I personaggi li ho sempre sentiti molto "umani." Non riuscivo mai ad avercela veramente con loro, perché ho sempre capito le loro azioni. Succede anche in questo ultimo libro. Questa caratteristica non l'ha persa. Ma trovo che la qualità generale del libro sia inferiore.
    Peccato perché AMAVO davvero questa trilogia, questa storia, questi personaggi (Tobias è uno dei miei personaggi letterari contemporanei preferiti!), e l'ultimo libro me l'ha un po' rovinata. Davvero un peccato.
    C'è una cosa che ho apprezzato, però. Che alla fine Tobias vada a fare lo zip-lining. Segna la crescita del personaggio. E l'ho trovata molto adatta, molto bella proprio per il messaggio che ha dato, che è anche uno dei temi portanti di questa trilogia: superare le proprie paure.


    Edited by ninise - 9/4/2014, 10:30
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